Anno 2016

ASSEMBLEA ANNUALE ORDINARIA e RIUNIONE - 30 gennaio 2016

     Alle ore 15.45 viene dichiarata aperta dal presidente Marco Bolzonella l’assemblea ordinaria annuale. Dopo aver ricordato i due soci venuti a mancare nel corso dell’anno, Franco Dal Pino e Marta Faggiotto, fornisce un quadro dell’attività svolta nell’anno 2015 con il nuovo Consiglio direttivo eletto Il 31 gennaio 2015. Gli incontri mensili hanno visto presenti i relatori Mauro Tagliabue, Lorenzo Carlesso, Catia Magni, Vincenzo Vozza, Donato Gallo.

     Tra il 21 febbraio e il 21 marzo 2015 si è tenuto il XXXI corso annuale di cultura dal titolo “Il Concilio Ecumenico Vaticano II cinquant’anni dopo” che ha visto come relatori Michele Cassese, Alessandro Cortesi, Anna Maria Calapaj, Riccardo Burigana.

     Il corso denominato “Autunno paleografico – Avviamento alla ricerca d’archivio” cui ha fatto seguito l’usuale “prolungamento“, si è tenuto tra il 10 novembre 2015 e il 15 marzo 2016, con la docenza di Marco Bolzonella, Elda Martellozzo Forin, Francesca Zen Benetti, Francesca Fantini D’Onofrio. Ambedue le iniziative hanno visto una buona presenza di frequentanti.

     Nel mese di gennaio 2015 è uscito il primo dei Quaderni della Societas Veneta “Percorsi religiosi al femminile tra società, politica e fede”, a cura di Marco Bolzonella, che ha raccolto le relazioni presentate tra il 16 febbraio e il 16 marzo 2013 in occasione della XXIX edizione dell’omonimo corso annuale di cultura promosso dalla “Societas veneta per la storia religiosa” in collaborazione con la Biblioteca statale del monumento nazionale di Santa Giustina.

     La gita del 6 giugno a Rovigo ha concluso l’attività dell’anno 2014-2015.

     Al termine della relazione viene presentato il bilancio annuale, approvato all’unanimità e sono ammessi quattro nuovi soci: Silvia Carraro, Marianna Cipriani, Antonio Lovato, Diego Toigo, ai quali l’assemblea rivolge un cordiale benvenuto.

     Alle 16.15 viene dichiarata chiusa l’assemblea.

     A seguire, il prof. Gian Maria Varanini, docente di Storia medioevale nell’Università degli studi di Verona, presenta il volume: Sante Bortolami, Urbs antiquissima et clara. Studi su Padova nell’età comunale, a cura di Marco Bolzonella, Cleup, Padova 2015.

     Il relatore, nell’esprimere il piacere di tornare in un luogo caro di frequentazioni antiche, ricorda gli anni in cui fu socio attivo nella “vecchia” Societas e l’amicizia di lunga data con don Francesco Trolese e Antonio Rigon. Il volume presentato raccoglie una serie di 8 saggi dedicati alla storia di Padova comunale, scritti lungo una trentina d’anni dall’amico e collega Sante Bortolami.

     Il libro è diviso in due parti: Società, istituzioni e politica a Padova tra XII e XIV secolo e La “città di pietra”, lo spazio urbano di Padova nel Medioevo comunale. Tratto comune dell’opera, come emerge dalle parole di Varanini, è il formidabile scavo documentario che consente di ricostruire sia l’identità di personaggi illustri, (si pensi alla rilettura della figura del ‘tiranno’ Ezzelino III da Romano), sia quel ‘popolo’ fatto di artigiani, notai e mercanti vera e propria polpa e sostanza della civitas comunale.

     Bortolami, soprattutto attraverso i saggi contenuti nella prima parte del volume, analizza in linea generale il progressivo consolidamento istituzionale e politico del comune padovano nelle sue diverse fasi storiche, dalle origini (il 13 maggio 1138 fa la sua comparsa per la prima volta in città un collegio di diciassette consoli) sino alle soglie dell’età carrarese (a partire dal 1338 il predominio politico cittadino fu prerogativa esclusiva della famiglia dei Da Carrara).

     La seconda sezione pone, invece, il centro focale dell’indagine, in precedenza posto sulla “città vivente”, sulla “città di pietra” (secondo un fortunato motto coniato da Eugenio Duprè Theseider e molto caro a Bortolami). Una analisi sempre saldamente ancorata ad un capillare esame della documentazione edita e inedita, che punta con decisione il proprio punto d’osservazione non, in maniera troppo semplice, sulla realtà edilizia e monumentale cittadina, bensì sullo sviluppo e sulla metamorfosi dello spazio urbano e suburbano durante la lunga stagione compresa all’incirca tra X e XV secolo, specchio fedele dell’accresciuta potenza economica e politica dell’istituto comunale.

     Nel complesso, insomma, la raccolta di saggi ha una sua unità profonda che dà il senso del lavoro dello studioso padovano, cominciato agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso, quando in Italia la “social history” muoveva, i suoi primi passi, grazie anche alle influenze della storiografia inglese e francese.

     Il relatore chiude il suo intervento ricordando il particolare rapporto d’affetto che legò Sante Bortolami a Paolo Sambin, ancor oggi indiscusso maestro per serietà di impostazione scientifica.

     Durante la vivace discussione conclusiva, il prof. Antonio Lovato ricorda, in merito, come il modo di fare storia di Paolo Sambin abbia cambiato anche il modo di fare storia della musica, allargando la visuale ad un aspetto sociale al di fuori delle grandi istituzioni come la Cattedrale e il monastero di Santa Giustina, metodo di studio adottato anche da Giulio Cattin. A questa considerazione si associa anche la prof.ssa Giordana Mariani Canova, riconoscendo come anche il mondo degli storici dell’arte debba molto a Paolo Sambin.

Padova, 5 aprile 2016

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

RIUNIONE - 16 aprile 2016

     La riunione si apre con la consueta rassegna bibliografica presentata in particolare dai soci Bolzonella, Ferraro, G. Carraro e dal simpatizzante Vozza.

      Alle 16.00 il presidente Marco Bolzonella presenta la relatrice e nostra neo-socia dott.ssa Silvia Carraro. Dopo la laurea a Ca’ Foscari con una tesi sul monastero femminile di San Lorenzo in Castello, ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca presso l’Università degli studi di Milano con uno studio sul monachesimo e la religiosità femminile nel Medioevo a Venezia, oggetto della presentazione odierna, che le ha valso nel 2015 il premio “Franca Pieroni Bortolotti”. Diplomata nel 2013 alla Scuola di Archivistica, paleografia e diplomatica dell’Archivio di Stato di Venezia, collabora con la prof.ssa Mariaclara Rossi docente di storia del Cristianesimo e delle chiese nell’Università degli studi di Verona ed attualmente è titolare di un assegno di ricerca presso la SISMEL (Società internazionale per lo studio del medioevo latino) di Firenze. È autrice di diversi articoli e contributi apparsi nelle principali riviste specializzate italiane e straniere.

     La dott.ssa Carraro passa, quindi, a presentare la sua recente pubblicazione: La laguna delle donne. Il monachesimo femminile a Venezia tra IX e XIV secolo, Pisa 2015, frutto, come anticipato, della sua tesi di dottorato. Attraverso un imponente scavo documentario, il volume ricostruisce un capitolo poco noto della storia religiosa di Venezia in epoca medioevale: quello del monachesimo femminile. A partire dai primi insediamenti del IX secolo, per continuare poi nei secoli XII e XIII, le forme di vita comunitaria delle “monache” andarono formalizzandosi anche al di fuori del monachesimo tradizionale, in forme di vita più libere che non coincidevano con ordinamenti precisi e precostituiti, diversamente da quanto era avvenuto nell’Alto medioevo, che aveva visto invece esperienze monastiche femminili inquadrate in ambito strettamente benedettino. Parallellamente alla scelta di molti laici di ogni strato sociale, le donne del tempo decisero di abbandonare la vita secolare per vivere in piccole comunità, anche di nuova formazione, per dedicarsi ad opere di carità e di assistenza al prossimo. Non rari furono i casi di donne che chiesero di entrare nell’ambito di un convento o di un monastero in vecchiaia, scelta alla base della quale vi furono certamente motivazioni di tipo pratico, che però non furono mai esenti da spinte di ordine religioso e devozionale. Attraverso l’esame di ben trentanove istituzioni religiose, la storia delle donne a Venezia apre ad un mondo inquieto e dinamico che sovente entrò in conflitto con la gerarchia ecclesiastica, desiderosa di incanalare queste esperienze in forme di vita più tradizionali.

     Alla relazione segue un’ampia e animata discussione che palesa il vivo interesse suscitato dalla relazione tra i presenti.

Padova, 6 maggio 2016

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

Versione stampabile

RIUNIONE - 21 maggio 2016

     La riunione si apre con la consueta rassegna bibliografica di volumi riguardanti storia della Chiesa, storia moderna, medioevale e contemporanea, presentata in particolare dai soci Bolzonella, S. Carraro, Trolese e dal simpatizzante Vozza.

     A seguire vi è la presentazione della pubblicazione in due volumi: Gli inventari della Sacrestia della Cattedrale di Padova (secoli XIV-XVIII), a cura di Giovanna Baldissin Molli, Elda Martellozzo Forin, Padova 2016.

     Prende la parola don Stefano Dal Santo, direttore della Biblioteca Capitolare e dell’Archivio storico diocesano di Padova che espone a grandi linee i contenuti dell’opera, sottolineandone l’importanza per la storia della Chiesa e della cultura non solo padovana. Come direttore di un archivio, evidenzia come la pubblicazione possa rappresentare anche una guida per la consultazione dei documenti conservati presso l’archivio che dirige, oltre che un mezzo che contribuirà ad una migliore conservazione delle carte che, ora pubblicate, verranno meno frequentemente consultate. Ricorda infine con particolare affetto il suo predecessore, mons. Antonio Gios, tra l’altro socio onorario della Societas e caro amico di molto soci storici della stessa come Paolo Sambin, Sante Bortolami, Antonio Rigon.

     Prende di seguito la parola Giovanna Baldissin Molli, docente di Storia delle arti applicate e dell’oreficeria nel dipartimento Beni culturali dell’ateneo di Padova. Espone la genesi dei volumi, nati grazie agli spunti emersi da una tesi di specializzazione del dott. Carlo Cavalli attuale conservatore del Museo Diocesano di Padova, nonché autore di un robusto saggio introduttivo al primo volume. Lo studio degli oggetti rappresenta un dato importante per comprendere la storia stessa dell’edificio che li conservava (la Cattedrale di Padova) e l’esame degli inventari mette in luce anche il modus operandi dei compilatori, aiutando gli studiosi contemporanei a meglio comprendere quali furono i criteri adottati da coloro che provvidero alla loro stesura. Tra i committenti dei tesori conservati nella Cattedrale furono tutto sommato assenti i Carraresi, contrariamente ai canonici padovani che risultano invece essere stati molto attivi nelle donazioni. Il progetto di pubblicazione è stato condotto grazie ai fondi dell’Università di Padova.

     La terza relatrice, Elda Martellozzo Forin, sottolinea lo sforzo compilativo di coloro che hanno materialmente compiuto le trascrizioni degli inventari, tra i quali compaiono molti allievi del corso dell’Autunno paleografico, del quale la Martellozzo Forin è storica ed impareggiabile docente. La relatrice sottolinea anche che, nonostante la difficoltà del lavoro di trascrizione dei documenti, questo è stato condotto da tutti gli autori con coerenza e criteri di metodo scientifici solidi e condivisi. Il lavoro, compreso quello della correzione delle bozze, è pure risultato assai complesso, ma ricco di soddisfazioni anche sotto il profilo della conoscenza storica: basti pensare che attraverso la lettura dei volumi emergono novità storiografiche non scontate come, ad esempio, i chiari riferimenti ad una devozione a Padova verso san Daniele certamente più sentita nei secoli passati rispetto a quella evidenziata in quelli a noi più vicini. Nella trattazione della relatrice non mancano poi i riferimenti alle varie scelte terminologiche adottate nella descrizione degli oggetti presenti negli inventari, di uso comune secoli orsono, ma oggi di difficile comprensione.

     Segue un dibattito in sala molto vivace e ricco di domande che testimonia il grande interesse suscitato dalla presentazione.

     Al termine della riunione il presidente e i membri del Direttivo colgono l’occasione per augurare ai soci e a tutti i presenti una buona e risposante estate, con un cordiale arrivederci ai prossimi impegni autunnali.

Padova, 29 settembre 2016

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

Versione stampabile

GITA - 4 giugno 2016

     La gita di chiusura dell’anno sociale 2015-2016 ha avuto come meta Castelfranco Veneto e ha visto la presenza di 17 partecipanti.

     Accompagnati dalla Sig.ra Maristella Missirolli, appartenente alle associazioni “Amici dei Musei” e “Italia nostra”, dal ponte dei Bechi, luogo dell’incontro, ha preso inizio un breve giro attorno alle mura, cui è seguita la visita al Teatro Accademico. L’itinerario ha poi toccato il Museo “Casa Giorgione” con il fregio dell’artista rappresentante le “Arti liberali e meccaniche” e il Duomo con la pala dello stesso Giorgione e le opere esposte nella sacrestia, appartenenti alla scuola veneta dei secoli XVI, XVII e XVIII, tra le quali spiccano gli affreschi di Paolo Veronese.

     Il pomeriggio si è poi chiuso con la riunione conviviale presso l’Osteria “Ai do mori”.

Padova, 29 settembre 2016

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

Versione stampabile

RIUNIONE - 15 ottobre 2016

     L’incontro prende l’avvio con la consueta rassegna bibliografica con la presentazione di volumi di recente pubblicazione a cura di Bolzonella, Piovan, Gallo, Billanovich, Giannino Carraro. Essi riguardano in particolare la storia degli ordini monastici e mendicanti, dell’Università di Padova, del Veneto, di Firenze e la storia sociale, religiosa e della storiografia.

     Alle 16.10 prende la parola il socio Giannino Carraro chee presenta la relazione “Una nuova fonte per la storia del monachesimo padovano in età carrarese: l’elogio di Anna Buzzacarini, badessa del monastero di San Benedetto Vecchio”. L’intervento trae spunto dal lavoro a quattro mani: Giannino CarraroDonato Gallo, L’elogio trecentesco di Anna Buzzacarini badessa del monastero di San Benedetto Vecchio di Padova in età carrarese (1355-1397), «Benedictina», (62) 2015, 2. Dedicato ad Antonio Rigon, è scaturito dal ritrovamento del codice presso l’Archivio di Stato di Padova. Pergamenaceo, con copertina originale in cuoio, due legacci e bottoni di legatura, cinquantasei facciate e ventotto fogli, presenta una scrittura gotica libraria elegante con capilettera miniati. Fu composto a partire dal 1392 e terminato poco dopo il 1397, anno di morte di Anna, durante l’abbaziato di Orsola Buzzacarini. L’elogio si sofferma con ampia trattazione sulle donazioni, gli acquisti, e, in generale, sulla politica di acquisizioni e di arricchimento del monastero operato dalla badessa, ed è completato da dieci inventari delle cose rilevate dopo la sua morte. Dalla costruzione di un nuovo coro e di un nuovo tabernacolo, al corredo di paramenti, argenterie, libri liturgici miniati, fino alla costruzione di un cimitero all’interno del monastero e all’acquisto di terre e mulini, l’operato di Anna Buzzacarini appare volto all’arricchimento del suo monastero con mirabile cura e attenzione e supportato dalle generose elargizioni provenienti dalle famiglie Buzzacarini e Carraresi. L’autore, prete Giovanni del fu Bartolomeo da Modena, viveva nella casa del cappellano all’interno del complesso e svolgeva servizio liturgico per la comunità religiosa e laica ivi residente od operante. Egli dedica il lavoro a tutta la comunità e dichiara di essere stato testimone dei fatti narrati o ricostruiti anche con l’ausilio di documenti e carte appartenenti al monastero stesso.

     Segue la relazione di Paola BarbieratoOsservazioni linguistiche sul volgare padovano” che si sofferma in esordio sulla etimologia del nome Buzzacarini, di probabile, ma tuttavia non sicura, origine araba. La famiglia divenne potente politicamente ed economicamente a Padova sia in età comunale sia in quella carrarese: durante la signoria dei da Carrara i Buzzacarini, infatti, furono consiglieri fidatissimi di Francesco il Vecchio e del figlio Francesco il Giovane. Passando poi a trattare l’aspetto linguistico dell’elogio, la relatrice ne evidenzia l’importanza per la conoscenza del padovano antico. Porta all’attenzione del pubblico un lungo elenco di modificazioni ed evoluzioni di lettere e sillabe all’interno di singoli vocaboli, i cui esiti si possono ritrovare anche oggi nel dialetto padovano, nel linguaggio corrente e nei toponimi.

     Segue un nutrito e articolato dibattito da parte di molti presenti, a testimonianza del particolare interesse suscitato dalla relazione dei due nostri soci.

Padova, 2 novembre 2016

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

Versione stampabile

RIUNIONE - 12 novembre 2016

     L’incontro prende inizio con le segnalazioni di novità bibliografiche da parte di Benucci, G. Carraro, Rossi.

     Alle ore 16.00, in assenza del presidente (ammalato) e del vice presidente, tenuto lontano da precedenti impegni, prende la parola l’ex-presidente, Donato Gallo. Presenta la relatrice e nostra socia Marianna Cipriani, che ricorda di aver conosciuto nel lontano 1991 in occasione di un convegno tenutosi a Trento. Il tema dell’incontro odierno: “Ermolao Barbaro vescovo di Verona (1453-1471): i suoi familiari e alcuni aspetti della visita alle comunità monastiche femminili della città” è stato oggetto della sua tesi di laurea e dei suoi studi più recenti.

     Il Barbaro rimane uno dei presuli del clero veronese più studiati, conosciuto primariamente come letterato. Si orientò solo più tardi verso gli studi giuridici conseguendo la laurea in utroque iure presso lo Studium patavino. Fu vescovo umanista e mecenate e volle circondarsi di una familia, vera e propria corte, alla stregua dei signori del tempo. L’approfondimento del suo ruolo di vescovo raccolse gli interessi degli studiosi solo a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso anche se, già negli anni Cinquanta, Paolo Sambin aveva puntato l’attenzione sull’aspetto dei suoi familiares.

     Quarto vescovo dopo la dedizione di Verona alla Serenissima, non venne scelto dai veronesi (che gli avrebbero preferito Gregorio Correr abate di San Zeno) e non fu voluto nemmeno fino in fondo dai veneziani. Con buona probabilità fu il pontefice umanista Niccolò V a determinarne la scelta. Il Barbaro aveva una consolidata familiarità con l’ambiente pontificio romano e certamente condivideva con il papa forti interessi per la cultura e l’architettura. La nomina a vescovo di Verona, proprio perché città poco conosciuta e fors’anche a lui ostile, rese di particolare importanza il profilo delle figure che avrebbero collaborato con lui e, in genere, l’entourage della domus vescovile. In un primo momento le sue scelte caddero su persone che lo avevano già aiutato durante il suo vescovado a Treviso; più tardi coinvolse anche uomini di ambiente friulano, toscano, lombardo e veronese o di provenienza canonicale. Tutti comunque professionisti moralmente corretti ed esperti nella gestione in ambito vescovile. Verso costoro si prodigò nell’elargire benefici curati, anche se non sappiamo se essi abbiano esercitato la residenza permanente. Nel complesso la familia si caratterizzò per una comprovata affinità culturale col presule, una comunanza di virtù e forti interessi di stampo umanistico. Il Barbaro fu anche committente di importanti lavori nell’episcopio Veronese, a Monteforte d’Alpone e a Bovolone, proseguendo in quelle propensioni che avevano caratterizzato il suo impegno di vescovo anche a Treviso.

     Gli anni dal 1454 al 1458 segnano la sua attività di visita ai monasteri femminili, proseguite negli anni successivi dal suffraganeo Matteo Canato. Con caratteristiche quasi ispettive, il Barbaro visitò i monasteri di Santa Lucia, San Fidenzio e San Domenico. Passarono all’esame del presule le consuetudini di vita quotidiana delle monache, i loro rapporti con i parenti, le loro abitudini alimentari. Risulta pressochè invariato nel tempo il questionario proposto alle religiose che, dalle sue caratteristiche, potrebbe risultare di origine ferrarese o sinodale. Al fondo vi era la ricerca di un ideale di vita monastica perfetta che sembra ricordare le norme scritte in un codice veronese contenente le “Constitutiones dominicane”. Le realtà dei tre monasteri risultarono assai diverse: se a San Fidenzio la vita monastica appariva nel complesso regolare, a San Domenico regnava la litigiosità; imperava addirittura lo scandalo a Santa Lucia dove la badessa aveva una relazione con un arciprete. Solo dopo le non velate minacce di tortura da parte del presule, la badessa confesserà “di fronte alla generosità di Dio e del vescovo”.

     Il tentativo di riforma e di controllo portato avanti dal Barbaro si esplicitò attraverso la spinta ad un più preciso rispetto della Regola inserendo delle monache dell’Osservanza all’interno delle comunità nonché sospendendo l’ingresso di nuove professe. A Santa Lucia, dove era stata riscontrata la situazione di maggiore gravità, insorse una lunga diatriba tra il presule e la comunità monastica per l’elezione della nuova badessa che, alla fine, risultò quella voluta dal Barbaro il quale, in questo modo, impose la sua volontà all’intero consesso religioso femminile.

     Alla fine della relazione segue un articolato e vivo dibattito a testimonianza dell’interesse suscitato dalla relazione della nostra socia.

Padova, 4 dicembre 2016

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

Versione stampabile

RIUNIONE - 17 dicembre 2016

     La seduta ha inizio con un minuto di silenzio per ricordare la scomparsa recente del prof. Achille Olivieri, a lungo docente nel Dipartimento di Storia dell’Ateneo patavino e da molti anni amico della Societas.

     Segue un ricordo per la morte di un intellettuale che ha profondamente segnato la storiografia italiana e la vita culturale del paese: il prof. Paolo Prodi.

     La riunione continua con la consueta rassegna delle recenti pubblicazioni di storia medioevale, contemporanea e della Chiesa, in particolare da parte di Bolzonella, Frison Segafredo e Gallo.

     Prende quindi la parola il relatore odierno, il prof. Pierluigi Giovannucci dell’Università degli Studi di Padova che presenta il suo recente volume intitolato: Gesuiti desiderosissimi del suo servizio. Il volume si inserisce nella collana “San Gregorio Barbarigo. Fonti e ricerche” edita dall’Istituto per la storia ecclesiastica padovana ed esce dopo alcuni anni di non facili ricerche dell’autore; il quadro storiografico in cui si inserisce questo lavoro – la storia della Compagnia di Gesù – è infatti in movimento, articolato e molto complesso. Il volume raccoglie l’edizione di centosettantasei lettere: trentatre delle quali scritte dal Barbarigo, le altre ricevute dallo stesso. L’interesse per gli scritti editi nel volume si manifesta in primis per la ricostruzione delle relazioni tra il Barbarigo e il gesuita milanese Giovanni Maria Visconti (al tempo figura di spicco dell’ordine) suo fidato consigliere non solo in materia di fede ma anche per tutti gli aspetti più “tecnici”, legati al difficile “mestiere” di vescovo: all’epoca il Barbarigo era, infatti, vescovo di Bergamo. Il Visconti, tra l’altro, fu il corrispondente privilegiato del Barbarigo tanto che in quindici anni i due personaggi si scambiarono ben novanta lettere.

     Il volume mira inoltre a ricostruire quale fu l’apporto dato dai gesuiti milanesi, sempre tramite la fondamentale mediazione del Visconti, per la formazione di un apparato di governo solido, modellato sugli insegnamenti di Carlo Borromeo, indispensabile per dirigere al meglio la diocesi bergamasca, sconosciuta al Barbarigo al momento della nomina.

     Segue un articolato dibattito in sala sulle principali tematiche toccate dall’autore durante l’interessante e ampia relazione.

     Prima della conclusione dell’ultimo incontro dell’anno 2016 il presidente, a nome di tutto il Direttivo della Societas, porge gli auguri per un sereno Natale e di felice anno nuovo a tutti i soci e presenti.

Padova, 12 gennaio 2017

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

Versione stampabile

Chi siamo

La Societas Veneta per la storia religiosa si propone di diffondere passione e interesse per gli studi inerenti la storia ecclesiastica, alla quale si richiamava la denominazione iniziale dell’Associazione. Inoltre vuole sensibilizzare ad uno studio della storia intesa come rigore critico, ricerca delle fonti e dei documenti, scrupolo interpretativo fondato su un corretto metodo filologico e non sul dilettantismo.

Scopri di più
Newsletter

Iscriviti alla Newsletter e resta aggiornato sulle ultime novità.
Prima dell’iscrizione, consulta le informazioni sulla privacy.

Iscriviti
Impostazioni Privacy
Utilizziamo i cookies per migliorare la vostra esperienza quando visitate il nostro sito web. Se state usando i nostri Servizi tramite un browser, potete restringere, blocccare o rimuovere dei cookies attraverso le impostazioni del vostro browser. Inoltre usiamo contenuti e script di terze parti che possono usare delle tecnologie di tracciamento. Qui sotto potete dare un consenso selettivo per permettere l'utilizzo di queste tecnologie di terze parti. Per una informativa completa riguardante i cookies che utilizziamo, i dati che raccogliamo e come li processiamo, si prega di controllare la Privacy Policy
Youtube
Consenso per visualizzare il contenuto di - Youtube
Vimeo
Consenso per visualizzare il contenuto di - Vimeo
Google Maps
Consenso per visualizzare il contenuto di - Google
Spotify
Consenso per visualizzare il contenuto di - Spotify
Sound Cloud
Consenso per visualizzare il contenuto di - Sound