Anno 2017

ASSEMBLEA ANNUALE ORDINARIA e RIUNIONE - 28 gennaio 2017

     La riunione prende inizio con la consueta rassegna bibliografica riguardante nuove pubblicazioni presentate da De Vitt, G. Carraro, Ferraro, Gallo.

     Alle 15.45 viene dichiarata aperta l’assemblea ordinaria annuale dal Presidente uscente Marco Bolzonella. La sua relazione morale ricorda l’attività svolta durante l’anno trascorso, gli incontri mensili, il corso annuale “Chi diventa vescovo? Metamorfosi di una figura nella Chiesa latina” tenuto nei mesi di febbraio e marzo 2016, il corso “Autunno paleografico” svoltosi tra novembre 2015 e marzo 2016. Ringrazia la comunità monastica di Santa Giustina per l’ospitalità offerta molto generosamente all’associazione e tutti i soci che hanno collaborato alla buona riuscita delle iniziative svolte durante l’anno. Rivolge un caloroso augurio alla Societas veneta per la storia religiosa “piccola ma vitale”, nata trent’anni or sono anche con lo scopo di svolgere da collegamento fra Università di Padova e cultori e studiosi che si dedicano coscienziosamente agli studi storico-religiosi.

     Segue da parte del tesoriere uscente Giannino Carraro l’illustrazione del bilancio consuntivo 2016 e del bilancio preventivo 2017 che vengono votati all’unanimità.

     I nuovi soci ammessi sono sei: Aldo Boninsegna, Gianna Cazzavillan, Amedeo Gheller Mercat, Ciro Giacomelli, Moira Pegoraro, Vincenzo Vozza, cui si aggiungono i quattro dell’anno passato. In totale il numero dei soci ammonta a sessanta, cui si aggiungono tanti simpatizzanti ed ex soci che, pur non potendo frequentare gli incontri dell’associazione, ne seguono l’attività.

     Seguono le votazioni che danno i seguenti risultati:

 

VOTI

Bolzonella Marco

19

Gallo Donato

16

Carraro Giannino

15

Ferraro Piera

14

Piovan Francesco

11

Saggin Leopoldo

9

Fontana Emanuele

8

Frison Rosetta

8

Romanato Gianpaolo

7

     Hanno ricevuto voti anche: Carraro Silvia [6], Benucci Franco e Trolese don Francesco [5], DeVitt Flavia e Marcon Cristina [4], Lovato Antonio [3], Agostini Filiberto, Barile Elisabetta, Canova Maria Giordana, Ceccon Silvio, Fruscalzo Claudio, Nardello Mariano, Pagnoni don Giulio, Poppi Mario, Rossi Mariaclara e Servadei Luisa [1]

     Risultano pertanto eletti nel nuovo Consiglio direttivo: Bolzonella, Gallo, Carraro Giannino, Ferraro, Piovan, Saggin, Fontana, Frison, Romanato.

     Il nuovo Consiglio Direttivo, riunitosi successivamente in data 8 febbraio ha quindi provveduto alla nomina delle seguenti cariche:

Marco BolzonellaPresidente
Giannino Carraro/Donato GalloTesoriere
Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Francesco PiovanResponsabile “Autunno paleografico”

Sono stati inoltre cooptati nel Consiglio Direttivo: Silvia Carraro, Antonio Lovato, Luisa Servadei, don Francesco Trolese.

     Durante lo spoglio delle schede, prende la parola il nostro socio Giancarlo Guidotti. Nato a Piancastagnaio (SI), laureato in Lettere Moderne, ha pubblicato con unanime consenso di critica numerosi romanzi storici, ottenendo diversi premi tra i quali il “Tre Valli” di Cosenza nel 1988 e il premio “Este” nel 1990.

     Il volume che oggi si appresta a presentare porta il titolo: Papa Gregorio VII Ildebrando di Sovana, Padova Cleup, 2016. Esponente della potente famiglia degli Aldobrandeschi, nacque fra il 1025 e il 1030 a Sovana, ma la sua educazione si svolse a Roma. Visse in un periodo assai travagliato della Chiesa di Roma, troppo coinvolta nelle vicende politiche e in pesante conflitto con l’Impero. Si impegnò per un risanamento della vita religiosa, contraddistinta sovente dai riprovevoli costumi di molti ecclesiastici, appoggiandosi, per rinforzare la posizione del Papato, anche a cospicue famiglie come i Canossa e ai Normanni.

     Il relatore evidenzia come il suo obiettivo sia stato quello di offrire con questo volume una divulgazione di qualità, costruita su una vera conoscenza della storia anche su base documentaria, al fine di far apprezzare le vicende del passato ad un consistente numero di persone.

     Segue un ampio dibattito che interessa non solo il volume presentato, ma affronta anche le modalità per divulgare gli eventi storici e appassionare così alla storia.

Padova, 26 aprile 2017

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

RIUNIONE - 6 maggio 2017

     Dopo la pausa rappresentata dalle quattro lezioni del corso annuale che ha contato un cospicuo numero di partecipanti, la riunione prende avvio con la rassegna delle recenti pubblicazioni, in particolare a cura di Bolzonella, Benucci e Silvia Carraro.

     Alle ore 16.00 inizia l’incontro: Omaggio ad Antonio Rigon: colloquio a più voci sulla storia del Basso Medioevo religioso in occasione di un suo recente volume. Il Presidente Marco Bolzonella presenta il prof. Antonio Rigon, socio onorario della Societas veneta per la storia religiosa, a lungo Presidente della stessa (1985-1989, 1997-2000), nonché socio fondatore. Prende poi la parola Donato Gallo che ricorda gli antichi rapporti del prof. Rigon con la nostra associazione e illustra il volume, presentato recentemente da Giovanni Merlo: Antonio Rigon, Antonio da Padova. Ordini mendicanti e società locali nell’Italia dei secoli XIII-XV, a cura di Maria Teresa Dolso e Donato Gallo, che riunisce alcuni dei molti saggi dedicati dall’autore, nel corso di un quarantennio, a temi importanti del suo personale itinerario di studio e ricerca. Il testo è diviso in cinque sezioni: Antonio da Padova, Ordini mendicanti: i quadri generali, Presenza e azione dei Frati Minori nel Veneto, Il movimento della Penitenza, Letture.

     Alla domanda di Donato Gallo sullo stato odierno degli studi storici, Antonio Rigon risponde che stiamo vivendo un momento di grande cambiamento, caratterizzato da una certa diffidenza verso la scienza, dove il passato risulta essere spesso reinventato ad uso del presente. Ciò nonostante l’interesse per la storia e le manifestazioni di carattere storico abbondano: questi segni non vanno ignorati ma ascoltati per aiutare a far comprendere come lo storico serio concepisce la storia. “Pessimismo dunque, ma non resa” conclude il relatore, che sottolinea anche come si vada consolidando di questi tempi la predilezione per la storia contemporanea a scapito del periodo medioevale.

     Silvia Carraro interroga l’ospite sulle motivazioni che hanno indirizzato i suoi studi verso interessi tematici diversificati. La domanda offre a Rigon l’occasione per ripercorrere questi quarant’anni di ricerche: partito dagli studi sul monachesimo sotto l’influenza di Paolo Sambin, si è rivolto successivamente alla ricerca delle forme evangeliche medioevali, ai rapporti uomo-donna nella vita religiosa, fino ad allargare i suoi interessi a livello europeo nei vari contesti sociali e politici. Ne è risultato “Il Medioevo delle esperienze religiose” che ha toccato i legami fra istituzioni religiose e società e il confronto fra “politico” e “sociale”.

     La domanda di Marco Bolzonella tocca invece l’esperienza del prof. Rigon come docente e l’organizzazione attuale dei corsi universitari (laurea triennale e specialistica). L’ospite ribadisce la necessità assoluta di una ricerca personale originale che tragga origine dalla lettura dei documenti per trarre da essi notizie e insegnamenti utili alla conoscenza.

     In conclusione il prof. Rigon ricorda il suo lavoro come una esperienza bellissima e degna di essere vissuta.

     Segue un vivace dibattito dove alcuni dei presenti, in particolare Giannino Carraro, Flavia De Vitt, Francesco Veronese, mettono in evidenza come il loro percorso di studi sia debitore in maniera importante ai suggerimenti e agli insegnamenti di Antonio Rigon.

     Il messaggio finale che egli lascia ai presenti è che, anche in una realtà in corso di grandi modificazioni, noi dobbiamo continuare a fare le cose seriamente, perché “un seme gettato fruttifera”.

Padova, 4 ottobre 2017

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

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GITA - 17 giugno 2017

     La gita di chiusura dell’anno sociale 2016-2017 ha avuto come meta Piove di Sacco e ha visto la presenza di diciannove partecipanti. L’arch. Cristina Babolin è stata nostra gentilissima e competente accompagnatrice.

     La visita ha preso inizio dal luogo dell’incontro, il Santuario tardo-quattrocentesco di Madonna delle Grazie, che conserva ancor oggi, adiacente, il chiostro, unico elemento architettonico sopravvissuto alla distruzione del convento avvenuta nel 1775. Alla visita del complesso ci ha gentilmente accompagnato anche l’arch. Davide Doardo. Dopo il trasferimento in auto, l’itinerario ha toccato la Chiesetta di Santa Giustina o San Rocco, che la tradizione vuole fondata da san Prosdocimo (ma le cui notizie risalgono in realtà al XII secolo). Tra le opere degne di nota ivi presenti la pala d’altare di G. Battista Bissoni raffigurante il Martirio di santa Giustina e l’affresco in sacrestia attribuito a Dario Varotari con la Deposizione. Sono stati forniti ampi cenni sull’adiacente monastero femminile dell’Immacolata Concezione, abbattuto dopo le soppressioni napoleoniche, del quale l’attuale Ospedale Civile ha mantenuto l’intitolazione.

     Il percorso ha poi toccato l’emergenza architettonica civile più importante della cittadina, il Palazzo Gradenigo, attualmente purtroppo non visitabile, che conserva al suo interno affreschi scenografici e il cui brolo, di otto ettari, occupa tuttora un angolo dell’antico quadrilatero fortificato medioevale.

     Alla visita della chiesetta di San Nicolò, datata 1165, con i suoi pregevoli affreschi trecenteschi e il polittico di Guglielmo Veneziano, è seguita quella del Palazzo Comunale o Palazzo Iappelli, cui si è giunti attraverso la Via Roma (l’antico decumanus della città) affiancata da palazzi porticati prospicienti. Il palazzo, opera dell’omonimo architetto, presenta al suo interno la Sala del Consiglio, dove si trova il Crocifisso trecentesco, la Sala dei Melograni, col telero di Alessio Valerio, un tempo sipario al Teatro Comunale, rappresentante la Entrata delle truppe italiane a Piove di Sacco, l’ufficio del Segretario con i ritratti opera di Oreste Molin e i quadretti raffiguranti le torri della cittadina demolite.

     L’itinerario ha poi toccato il Duomo (oggetto di recenti studi riguardanti la demolizione e la ricostruzione della pieve romanica intitolata a San Martino avvenuta tra fine Ottocento e inizi Novecento) e la Chiesuola, con i loro ingenti patrimoni storico-artistici. Attraverso l’antico cardo cittadino, è stato possibile ammirare i palazzi cittadini: Bertani Doardo, Sommer, Sartori, Vallini Corazza e il neogotico Pinato Valeri, ex liceo.

     L’ultimo appuntamento alla Chiesetta del Santissimo Crocifisso o San Francesco, dalla splendida soffittatura lignea a cassettoni dipinti, ha offerto l’occasione per accennare allo scomparso convento di San Francesco e alla chiesa, un tempo ospitante sedici altari, entrambi demoliti a seguito delle soppressioni ottocentesche. Sul suo antico brolo è sorto agli inizi del Novecento il Quartiere Operaio, occupante un tempo un intero angolo del quadrilatero fortificato cittadino.

     Il pomeriggio si è poi chiuso con una riunione conviviale presso il ristorante Palazzo dei Merli a Codevigo.

Padova, 4 ottobre 2017

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

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RIUNIONE - 21 ottobre 2017

     La riunione prende avvio con la consueta rassegna delle recenti pubblicazioni, in particolare a cura di Bolzonella, Billanovich, Giannino Carraro, Fiore, Gallo, Trolese.

     Alle 16.15 il Presidente presenta il relatore e nostro socio Michele Cassese (già ricercatore nell’Università degli Studi di Trieste) il cui particolare interesse di studi si concentra soprattutto sulla storia sociale e religiosa fra ‘600 e ‘700. Prima di affrontare l’argomento della sua relazione, Nuove piste di ricerca su Martin Lutero, teologo fra Medioevo e modernità, il prof. Cassese si congratula per l’attività costante e variegata della Societas veneta per la storia religiosa, ai cui incontri sovente non riesce a essere presente a causa della lontananza.

     Entrando nel vivo della dissertazione, egli ricorda come per lungo tempo M. Lutero sia stato definito “l’eretico che ha distrutto la vigna del Signore”, uomo malato e psicotico, opinione che, in taluni casi, è tuttora viva. Oggi però esistono studi più seri che finalmente hanno letto M. Lutero come uomo profondamente religioso che ha lottato per la sua fede, lasciandoci il messaggio che la parola di Dio contenuta nella Bibbia deve essere al centro della vita del cristiano. Resta difficile definire se si tratti di un uomo appartenente al Medioevo o all’età moderna; certamente le sue basi restano agganciate al mondo medioevale sia in campo politico sia in quello religioso, in particolare inizialmente quando utilizzò principalmente il linguaggio della Scolastica. Assai moderna appare invece, ad esempio, la sua considerazione della donna.

     Il relatore insiste molto sulla necessità di contestualizzare sempre i suoi scritti. Il centro della predicazione luterana rimane la teologia Crucis, il Cristo crocifisso, dove la croce diventa la rivelazione di Dio, ma anche il luogo in cui l’uomo riconosce la sua miseria e dove riesce ad accettare e superare la sua stessa sofferenza. La salvezza dipende dalla relazione che l’uomo riesce a stringere con Dio, quando l’anima viene rapita da Dio: senza di questo non c’è salvezza. Si tratta quindi di una mistica ribaltata perché è la mistica della parola che si rivolge all’uomo; è la parola vivificatrice che parte da Dio e arriva all’uomo che, da misero qual è, viene trasformato e deificato dalla Grazia. Cristo abita nell’uomo cristiano producendo in lui il cambiamento per cui la parte umana partecipa della parte divina. Con questa concezione, il rispetto etico dei Dieci comandamenti diviene consequenziale da parte del cristiano. A tutto ciò si aggiunga che, in Germania, Lutero è considerato il fondatore della cultura della nazione e la mentalità tedesca è intrisa della cultura luterana.

     Il relatore conclude la sua relazione chiarendo che la sua ha voluto essere solo una carrellata delle varie posizione di storici e teologi, e non è possible pensare che la presente occasione possa avere esaurito l’argomento.

     Il dibattito che segue, vivace e nutrito, tocca anche i risvolti politici della dottrina luterana nei secoli passati e oggigiorno.

Padova, 8 novembre 2017

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

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RIUNIONE - 18 novembre 2017

     La riunione prende avvio alle ore 16.00 in sala San Luca poiché il programma della giornata è stato organizzato dalla Societas in collaborazione con il Corso di Dottorato in Storia, Critica e Conservazione dei Beni Culturali afferente al Dipartimento Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova.

     Giacomo Baroffio (Università di Pavia) e Giovanna Valenzano (Università di Padova) presentano il volume del nostro socio Diego Toigo Intonazioni monodiche della Passione in Italia fra i secolo XIII e XVI, Padova Cleup, 2017.

     Prende la parola per primo Giacomo Baroffio che afferma l’importanza dello studio in questione perché supera la storiografia realizzata sino a ora in materia e si pone come inderogabile punto di riferimento in questo campo di studi. L’autore ha esplorato in maniera certosina le fonti che coprono secoli molto importanti per la storia della musica in Occidente. Il prof. Baroffio si sofferma sulle origini, la storia e le variabili in materia musicale e tecnica delle intonazioni monodiche della Passione del Signore lungo i secoli. Porta esempi di queste intonazioni anche sul piano del canto (eseguito di persona, in maniera mirabile) per far comprendere al massimo questa realtà musicale. Sottolinea poi le differenze del canto nella varie regioni italiane ed europee del sud e del nord del continente in età medioevale e rinascimentale. Segnala infine, al riguardo, le trascrizioni di musiche nel volume: ciò permette di riconoscope, in maniera chiara, tecniche e varianti (sia regionali, sia utilizzate dai vari ordini religiosi) delle intonazioni oggetto dell’indagine. Infine, sottolinea l’importanza della musica nella liturgia, cosa al giorno d’oggi difficilmente immaginabile poiché la messa è quasi tutta parlata e la musica ricopre uno spazio abbastanza limitato.

     A seguire, Giovanna Valenzano ricorda la formazione scientifica di Toigo prima con Giulio Cattin e poi con Antonio Lovato nel Dipartimento Beni Culturali (in precedenza Dipartimento di Storia delle arti visive e della musica) dell’Università di Padova. Sottolinea che il percorso della ricerca, lungo e articolato negli anni, si inquadra in gran parte all’interno del Progetto Strategico d’Ateneo “Medioevo veneto, Medioevo europeo. Identità e alterità” guidato in origine dalla prof.ssa Silvana Collodo che ha, tra l’altro, messo a stretto contatto storici, storici dell’arte e della musica, filologi, linguisti e filosofi appartenenti, oggi, ai vari Dipartimenti dell’Università padovana e un tempo raccolti all’interno della non più esistente Facoltà di Lettere e Filosofia. Sottolinea ancora una volta l’ampio utilizzo di fonti inedite per studiare il tema al centro dell’indagine. Si sofferma puntualmente su un dato: nel Medioevo si sviluppava in tutto lo spazio sacro della chiesa la celebrazione della messa e grande rilevanza aveva la parte cantata. Il libro aiuta quindi a comprendere al meglio questo specifico dato e a rivalutare anche come un tempo fosse articolata e complessa la celebrazione della messa.

     Segue l’intervento dell’autore che, attraverso rapidi ma significativi cenni, presenta il volume.

     Dopo la sua breve trattazione, si avvia un lungo dibattito aperto alle domande dei presenti in sala non limitati, come di consueto, ai soli soci della Societas, ma aperto a un pubblico più vasto, come già ricordato.

Padova, 5 dicembre 2017

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

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RIUNIONE - 16 dicembre 2017

     La riunione prende avvio con la consueta rassegna delle novità bibliografiche, in particolare a cura di Bolzonella, G. Carraro, Ferraro.

     Alle 16.10 ha inizio la relazione del dott. Guido Mongini (Università degli Studi di Padova) su: Le origini della Compagnia di Gesù tra identità e memoria. Autore di un recente volume dal titolo Maschere dell’identità. Alle origini della Compagnia di Gesù, l’autore si è prefisso di rileggere le origini dell’ordine da un punto di vista diverso da quello tradizionale, che tenga conto essenzialmente delle fonti antiche. Il quesito di fondo che ha animato lo studioso nel suo percorso di ricerca è quale fu storicamente l’esperienza religiosa di Ignazio e come questa si trasferì nella Compagnia. Chi erano e chi volevano essere i gesuiti? Nata nel 1540 nel contesto della crisi religiosa del Cinquecento e colpita da censura per quattro lunghi secoli, la Compagnia di Gesù appartiene a quegli ordini religiosi nati in seno alla Controriforma. Il suo fondatore, Ignazio di Loyola, fu inquisito per ben otto volte tra Spagna, Francia e Italia, ma i processi si conclusero sempre con l’assoluzione. In Spagna, ove ne subì ben tre, ebbe modo di avvicinare gli Alumbrados castigliani, per i quali la fede non si basava tanto sul ministero della Chiesa, quanto piuttosto su una illuminazione e a una illuminazione che lo cambiò profondamente fino a diventare un altro uomo fa riferimento frequentemente Ignazio nei suoi scritti. Circondato da un gruppo di amici, si allontanò dalla Spagna per raggiungere Parigi al fine di arricchire il suo curriculum di studi alla Sorbona; più tardi, nel 1537, arrivò in Italia dove, assieme ai suoi nove compagni sacerdoti spagnoli e francesi, attirò l’attenzione di papa Paolo III Farnese. A Roma, dove ottenne compiti di insegnamento all’Università La Sapienza, Ignazio e i suoi compagni percepirono quanta corruzione fosse presente negli ordini religiosi e furono immediatamente consapevoli e convinti che il loro ordine doveva essere diverso da quelli contemporanei. Un forte sentimento identitario contraddistinse fin dall’inizio la Compagnia, approvata nel 1540 da papa Paolo III con la bolla Regimini militantis ecclesiae. Dalle fonti si percepisce quanto si sentissero perseguitati da nemici anche in seno alla Chiesa, perseguitati come Cristo e quindi giusti e santi. Questo messaggio rimase comunque sempre all’interno della Compagnia senza uscire mai all’esterno, come rimasero negli scritti riservati agli aderenti anche i frequenti riferimenti a un particolare modo de hablar e a un particolare modo de proceder che rimasero formule di richiamo significanti solo per i religiosi della Compagnia. Riferendosi principalmente a san Paolo e agli apostoli, essi si sentivano come la vera Chiesa evangelica nella crisi del Cinquecento, nella quale miravano a ricostruire la struttura della Chiesa primitiva.

     Alla relazione ben articolata e approfondita, ha fatto seguito un dibattito vivace e interessato da parte di moltissimi presenti.

Padova, 11 gennaio 2018

Piera Ferraro ArvalliSegretaria
Marco Bolzonella
Presidente

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Chi siamo

La Societas Veneta per la storia religiosa si propone di diffondere passione e interesse per gli studi inerenti la storia ecclesiastica, alla quale si richiamava la denominazione iniziale dell’Associazione. Inoltre vuole sensibilizzare ad uno studio della storia intesa come rigore critico, ricerca delle fonti e dei documenti, scrupolo interpretativo fondato su un corretto metodo filologico e non sul dilettantismo.

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